- La Sincronicità secondo Carl Gustav Jung
Pubblicato da Riccardo Cazzulo in Articoli · Martedì 09 Lug 2019 · 3:15
Tags: Psicologia, FlosofieOrientali
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Con il termine sincronicità Jung teorizza un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello di causalità secondo il quale si può dimostrare, in base a delle ipotesi, come gli eventi possano evolvere uno dopo l’altro a causa di quello precedente. Nella sincronicità viene considerata la coincidenza di eventi nello spazio e nel tempo come qualcosa che va oltre il puro caso.
Si può parlare pertanto di sincronicità quando avviene una coincidenza significativa tra un evento psichico ed uno fisico-oggettivo senza che esista alcun nesso causale tra i due eventi. In questo caso per evento psichico si può intendere una premonizione, un sogno, una visione, un presentimento, un oracolo o un'immagine archetipica che andrà a trovare un riscontro tangibile nella vita della persona svelandosi quindi vero.
Jung distingueva in maniera molto netta la semplice coincidenza o sincronismo dalla sincronicità che per definirsi tale non basta la semplice simultaneità di avvenimenti, come quando ad esempio si pensa ad una persona e improvvisamente girando l’angolo la si incontra, ma è necessario che ci sia anche un’ulteriore connessione di significato tra i due episodi al punto tale da produrre un cambiamento significativo nella vita della persona.
Jung cominciò a pensare ad una possibile teoria della sincronicità quando accadde una circostanza particolare con una sua paziente il cui processo psicoterapeutico non evolveva a causa di una spiccata rigidità logico-razionale della stessa.
Un giorno durante una seduta ella raccontò a Jung di un sogno che aveva fatto e nel quale qualcuno le aveva dato uno scarabeo d’oro.
Proprio in quel momento Jung sentì dietro di sé un lieve rumore sul vetro della finestra e voltandosi si accorse che si trattava di un insetto che batteva contro i vetri, aprì la finestra e afferrò al volo l’insetto mentre entrava nella stanza.
La paziente chiese di cosa si trattasse e quando vide che era uno scarabeo ne rimase molto colpita a tal punto che da quel preciso momento iniziò ad aprirsi molto di più nella relazione terapeutica lasciando cadere molte delle sue barriere razionali, per la donna fu l’inizio della propria rinascita.
Inoltre il fatto che lo scarabeo d’oro fosse un simbolo di rinascita dell’antico Egitto portò Jung a collegare questa coincidenza significativa anche con la teoria degli archetipi e dell’inconscio collettivo di cui fu il padre.
A questo ponte tra scienza e psicologia si andò ad aggiungere anche quello con la spiritualità visto il grande influsso che ebbe su di lui anche lo studio del Taoismo come manifestazione di nessi acausali e il conseguente interesse per il libro dei mutamenti “I Ching”.
Le antiche filosofie orientali avevano immaginato la realtà in maniera decisamente molto simile alle nuove scoperte scientifiche, la psicologia junghiana trovò una sua visione secondo la quale spirito e materia appaiono come i due poli di una stessa realtà
Pertanto postulò che la maggior parte degli eventi sincronici spontanei quasi sempre hanno una connessione psichica con un archetipo.
Negli anni seguenti le scoperte scientifiche come lo spazio-tempo, la materia come forma di energia e quelle della nuova fisica atomica che stabilirono che esistono delle probabilità statistiche, e non più causali, che permettono ad una particella subatomica di trovarsi in una determinata posizione in un determinato momento rispetto al nucleo dell’atomo, favorirono la definizione della teoria della sincronicità come un collegamento tra scienza e psicologia.
L’ipotesi finale formulata da Jung circa la sincronicità è quella dell’esistenza di “coincidenze significative” in processi non legati da un rapporto di causalità.
Riccardo Cazzulo
© 2009