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La Biodanza di Rolando Toro e la Gestalt di Fritz Perls

La Biodanza di Rolando Toro e la Gestalt di Fritz Perls

di Riccardo Cazzulo



Nel mio post di qualche giorno fa appare un video con la sintesi di un intervento di Rolando Toro al Congresso Mondiale di Biodanza del 2008, sicuramente uno dei molti bei ricordi di Rolando che girano in rete e che contribuirà, insieme a tanti altri, a portare avanti il suo pensiero e la sua memoria nei confronti di chi lo conobbe in vita o solo attraverso la sua opera.
Rolando parla di uno dei temi che più gli stavano a cuore e che maggiormente ha influenzato tutto il Sistema Biodanza, quello dell’incontro umano da contrapporre all’eccesso di individualismo. Tutti sanno che Rolando amava chiamare Biodanza “la poetica dell’incontro umano”.

Alla fine del suo intervento fa riferimento al pensiero di un altro grande protagonista del movimento dello sviluppo del potenziale umano e della psicologia umanistico-esistenziale, Fritz Perls.
In particolare si riferisce alla famosa e cosiddetta  “Preghiera della Gestalt”

“Io sono la mia via e tu la tua.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Tu sei tu ed io sono io….
E se per caso ci incontriamo allora è splendido!
Altrimenti non ci possiamo fare niente."


Rolando alla fine del suo intervento entra in una sottile disputa verbale con Fritz Perls sottolineando come secondo lui incontrarsi è meraviglioso ma l’ipotesi contraria sarebbe una vera tragedia.
Si tratta di una riflessione positiva che rinforza il messaggio che la Biodanza vuole portare nel mondo invitando gli esseri umani ad avvicinarsi sempre più tra gli appartenenti alla stessa specie per cogliere le similitudini piuttosto che le differenze che comunque rappresentano una ricchezza.
La vicinanza con l’altro trova la sua maggiore espressione nell’incontro di sguardi e nella corporeità dell’abbraccio.  

Da anni ormai ho sposato quasi nella sua totalità il lavoro di Rolando Toro dedicando la maggior parte del mio tempo allo studio e divulgazione della Biodanza che ritengo una delle migliori attività di gruppo per favorire benessere, sviluppo personale e sani legami tra le persone.
Altresì in questi ultimi dodici anni la mia ricerca e la mia formazione ha spaziato in molteplici aree parallele inerenti la ricerca del benessere e la crescita personale avvicinandomi in maniera decisa alla Psicoterapia della Gestalt di Fritz Perls sia come percorso di formazione che come terapia personale, attualmente utilizzo questo approccio, integrato ad altri, e le sue tecniche sia in alcuni dei miei gruppi che nelle sedute individuali. Ritengo la Gestalt e le sue tecniche molto efficace e certamente non sono l’unico.

Premesso quindi che mi sento molto legato ad entrambi questi orientamenti e alle geniali intuizioni dei fondatori voglio prendermi il tempo per alcune ulteriori considerazioni.

Quando Fritz Perls ha creato la famosa preghiera della Gestalt lo fece per sensibilizzare il cliente verso l’assunzione di responsabilità nei confronti della propria vita cosa che non è però possibile fare con quella degli altri, insomma ognuno è responsabile ma solo per se stesso

"assumersi responsabilità per un altro, interferire con la sua vita e sentirsi onnipotenti sono la stessa cosa"


"sarò con te. Sarò con te con il mio interesse, la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità. Sarò con te [...] ma non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario"

F. Perls



Perls faceva ripetere questa preghiera ai suoi pazienti/clienti soprattutto quando doveva agire sulla “confluenza” e cioè uno dei principali meccanismi di evitamento di contatto con l'esperienza che vengono trattati in Gestalt.
Si parla di confluenza quando un individuo perde i propri confini e ad esempio vive in maniera simbiotica o fusionale una relazione di coppia oppure l’appartenenza incondizionata e acritica ad un gruppo. Insomma quando viene meno la differenziazione e quindi secondo la Gestalt il Sé non è identificato.
Lo stesso tema è stato altresì ben trattato da Rolando Toro nella teoria e pratica della Biodanza per quanto riguarda tutto il lavoro sul rinforzo dell’identità sostenendo appunto che ha confini netti.
Pertanto i due concetti relativi a confluenza (Gestalt) e identità debole (Biodanza) sono molto simili.

Certo la Preghiera della Gestalt di Fritz Perls può essere fraintesa come anche afferma S. Ginger (1990)

“E’ fondamentalmente al fine di denunciare la confluenza che Perls ha composto la sua famosa “Preghiera della Gestalt” che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro e gli ha attirato numerose critiche di egoismo da parte di coloro che non sono stati capaci di comprenderne lo spirito.”

Ci tenevo a sottolineare questo aspetto perché trovo molto più vicini di quanto molti possano pensare questi due approcci e ad un osservatore attento non può sfuggire come l’orientamento teorico di Rolando Toro, pur essendo unico e inconfondibile per la sua efficacia e genialità, sia stato sicuramente influenzato da alcuni capisaldi del precedente lavoro di Fritz Perls.
Tra i tanti cito le correnti fenomenologico-esistenzialiste (Husserl, Buber, Jaspers, Heidegger, Merlau Ponty), le teorie biologiche relative all’omeostasi e alla tendenza all'autoregolazione dell'organismo, il ciclo dell’istinto, l’adattamento creativo all’ambiente, l’etologia di Lorenz, il qui ed ora e il contatto pieno con l'esperienza vissuta, il risveglio dell’organismo ad una vita più piena, l’integrazione di parti di sè frammentate, la coordinazione motoria versus la nevrastenia, la relazione soddisfacente con il proprio Sé-gli altri-l’ambiente, un nuovo approccio verso il piacere e il recupero di uno spirito dionisiaco come atto rivoluzionario, il lavoro in acqua calda, l’espressione delle emozioni, il lavoro sul corpo...

Insomma continuando a seguire la via maestra tracciata da Rolando Toro verso un’integrazione proveniente da varie scuole teoriche e pratiche che, arricchite dalla sua genialità e sensibilità d’animo, ha dato origine alla Biodanza è sempre più auspicabile un approccio pluralista integrato (che non significata miscelare diverse tecniche ma alternarle in base ai diversi contesti) come da anni ormai sta avvenendo nel counseling, nelle biodisicpline e nella psicoterapia. Sempre più sono gli autori e ricercatori a ritenere che nessun approccio può ritenersi quello adatto per tutti mentre un pluralismo integrato di tecniche e teorie da applicare secondo i differenti contesti sia l'approccio migliore nella relazione di aiuto.

4/6/2010

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